venerdì 19 dicembre 2014

Questioni sull'allargamento dell'Unione Europea

Devo ammetterlo: non mi è facile collocare geograficamente, storicamente e geopoliticamente rispetto all'Europa due paesi come l'Ucraina e la Turchia. Spontaneamente, sulla scorta degli ormai lontanissimi studi di geografia, direi che la Turchia è in Asia e l'Ucraina in Europa ( dato confermato anche dalla classificazione dell'ONU ). Quanto senta intimamente europea l'Ucraina ( il cui nome pare possa significare "sul confine"  ) devo confessare, sinceramente non lo so, senza voler scomodare valutazioni di tipo culturale e storico.
Quel che è certo è che entrambi i paesi sono attualmente ai margini dell'Unione Europea, fuori da essa, ma desiderosi di entrarvi.
La Turchia è un paese candidato all'ingresso dal 1999 ( nel 1995 la Turchia firmò un trattato di adesione doganale come premessa all'adesione), avendo in corso ufficiali negoziati di adesione all'Unione. I negoziati vivono da sempre fasi alterne e si sono bloccati, per l'ennesima volta, nell'estate del 2014 sui capitoli 17 ( politica  economica e monetaria), 15 ( Energia ) e 26 (istruzione e cultura).
L'Ucraina, invece, ha firmato nel giugno del 2014, gli Accordi di Associazione con l'Unione Europea e un'intesa commerciale. Questi accordi definiscono una crescente collaborazione politica e una progressiva integrazione e liberalizzazione negli scambi commerciali ( la cui applicazione è stata rinviata al gennaio 2016).
I suddetti accordi ufficialmente non sono introduttivi all'adesione essendo uno strumento nuovo, adottato per definire i rapporti tra l'Unione e alcune ex Repubbliche Sovietiche ( Ucraina, Georgia, Moldova, con Bielorussia, Armenia ed Azerbaigian "candidati"). Certo è che il presidente ucraino Poroshenko a settembre 2014 ha dichiarato che l'Ucraina presenterà ufficialmente la sua richiesta d'adesione all'Unione Europea nel 2020.
Altrettanto chiaro è che l'opinione che i partiti di governo di questi due paesi hanno verso la libertà di stampa è molto poco evoluta.
Domenica 14 dicembre 27 giornalisti turchi del gruppo editoriale Zaman sono stati arrestati perchè accusati di minacciare la sicurezza nazionale. Il gruppo Zaman è vicino al predicatore religioso Fetullah Gullen,ex alleato, da qualche anno avversario dichiarato di Erdogan ed esiliato negli Stati Uniti.
Il presidente turco ha risposto alle critiche internazionali, dichiarando che gli arresti sono avvenuti in un quadro perfettamente legale, invitando i critici ( tra cui l'Unione Europea) a non intervenire in affari interni turchi.
Il fatto stesso che sia intervenuto il presidente, piuttosto che il responsabile della sicurezza nazionale, cioè il Ministro degli Interni, conferma l'idea che dietro questi arresti ci sia una lotta di potere tra Erdogan e i suoi oppositori, di cui questi arresti sono solo un episodio.
Registriamo che secondo CPJ ( Commitee to Protect Journalists - una organizzazione no-profit che si batte per la libertà di stampa ) la Turchia nel 2012 e nel 2013 è stata "la più grande prigione per i giornalisti".
Ai primi di dicembre l'Ucraina si è dotata di un nuovo ministero, il Ministero dell'Informazione, al cui capo è stato posto Yurij Stets, già capo del dipartimento sulla sicurezza d'informazione della Guardia Nazionale.
La nomina del nuovo Ministro è avvenuta in un Parlamento blindato, essendo passata con una votazione che riguardava l'intero Governo e non il solo nuovo Ministro. Un artificio che non può non ricordare l'uso della questione di fiducia italiana.
La motivazione ufficiale per la nascita del nuovo Ministero ( in realtà esisteva già sotto il precedente presidente Leonid Kuchma) è di poter condurre ad armi pari la guerra mediatica con la Russia, che condiziona la vita politica dello stato ucraino. Che si tratti di guerra, e non solo d'informazione, lo dimostra il profilo professionale del nuovo Ministro. Difficile sostenere che il Ministero dell'Informazione possa coesistere con un sistema democratico. Difficile pensare che i poteri, ancora incerti, del nuovo dicastero siano usati solo verso la propaganda proveniente dall'estero e non anche verso gli organi d'informazione informazione interna.
Al momento non sappiamo come finiranno le procedure di adesione dei due paesi, ma l'esperienza appresa dalla gestione della crisi economica ci insegna che niente in Europa sembra funzionare meglio del pilota automatico dell'Unione Europea.
In ogni caso consiglieremmo ai due aspiranti di affrettarsi. L'Unione si vanta di aver garantito la pace tra i paesi membri, facendone un caposaldo della sua propaganda; le prospettive di pace dei due paesi ( Crimea, separatismo russofono, i curdi e l'Isis) abbisognerebbero dei poteri taumaturgici della UE.

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